ARTIN ALLE
dei campassi
V
val borbera
La Val Borbera è una delle ultime vallate all’estremo sud-orientale del Piemonte, dove le montagne iniziano a farsi arrotondate e l’aria a profumare di mare, in un territorio ricco storia, cultura e tradizioni chiamato comunemente delle “Quattro Provincie” perché la provincia di Alessandria (Piemonte) confina con quelle di Genova (Liguria), Pavia (Lombardia) e Piacenza (Emilia-Romagna).
Il Borbera nasce nel Parco a circa 1400 m di quota sul versante piemontese del monte Antola e confluisce nello Scrivia dopo un percorso di 38 chilometri. Il primo tratto, in alta valle, ha carattere tipicamente appenninico mentre nei pressi di Pertuso, tra Cantalupo e Rocchetta Ligure, si apre forzatamente un varco nei conglomerati della formazione rocciosa di Savignone costituita da ciottoli arrotondati, cementati da una malta calcarea, risalenti a circa 25 milioni di anni nell’epoca terziaria. Per un tratto di circa 6 km il torrente scorre incassato tra due alti pareti rocciose che sfumano nei fitti boschi sovrastanti.
Emarginata e dimenticata, la val Borbera conserva ancora ricordi storici e significative tracce del mondo contadino del passato. Gli oggetti esposti nei piccoli musei contadini e i numerosi mulini, sia a ruota verticale che a ritrecine, ricordano ancora i tempi in cui la cerealicoltura era praticata estesamente in quelli che oggi non sono altro che terrazzamenti incolti.
parco naturale dell'alta val borbera
Il Parco naturale dell'Alta val Borbera è un parco regionale, si estende per 5.526 ettari, a un'altitudine compresa tra i 545 m s.l.m. (torrente Agnellasca, affluente del Borbera) e 1669 m (monte Legnà).
I confini del parco comprendono più di 5.000 ettari di territorio e coincidono con i confini del comune di Carrega Ligure, un comune costituito da graziosi borghi montani, tipico dell’Appennino piemontese; non molto tempo fa, ancora nei primi anni del ‘900, il piccolo paese contava più di 2.000 abitanti, suddivisi in una ventina di piccole frazioni che a fatica si riesce ancora a scorgere nel fitto dei boschi; la maggior parte di queste piccole frazioni sono oggi quasi del tutto spopolate o, come nel caso di Reneuzzi e Casoni, ormai completamente abbandonate.
Il paesaggio è quello tipico di valli appenniniche formatesi su matrice calcarea relativamente tenera; ciò ha permesso la formazione sia di crinali a forme arrotondate ma anche di ripidi versanti, localmente interessati da fenomeni calanchivi.
Il Sito è l’unico esempio in Piemonte di ambiente silvo-pastorale di tipo mediterraneo montano, che permette la compresenza di vegetazione ad inclinazione mediterranea in mosaico con quella microterma (che vive a basse temperature), data da relitti disgiunti di vegetazione boreale (vaccinieti, formazione vegetale dominata da piante del genere Vaccinium, detta anche brughiera a mirtilli) e dalla presenza in alcuni impluvi di specie arboree di mesofile (con fabbisogno idrico medio come per esempio carpino bianco, frassino maggiore, tiglio ecc…).
Un esteso e continuo manto boschivo occupa più di tre quarti della superficie. La vegetazione forestale si compone in prevalenza di faggete, localizzate alle quote più elevate dei versanti, quindi di castagneti, ostrieti, cerrete e querceti di roverella (Quercus pubescens). Praterie e prato-pascoli risultano frammentati in aree di limitata estensione, dove è ancora attiva la pastorizia; se l’attività pastorale e di allevamento è notevolmente ridotta rispetto al passato, l’abbandono dell’agricoltura è da considerare pressoché completo.